recensioni

La Voce di Trieste 


in libreria:
 "L'insurrezione di Trieste", spy story ambientata nella Trieste di oggi

Un giornalista inglese free-lance dal curioso nome italiano, un puntiglioso operatore portuale. Sullo sfondo la Trieste di oggi, con il suo porto. Questi alcuni dei protagonisti de "L'insurrezione di Trieste. Il romanzo.", di Leroy Jethro Gibbs, in vendita nelle librerie dal 1 dicembre 2013.
Si tratta di una spy story ambientata a Trieste tra giugno e settembre del corrente anno.
Come nella miglior tradizione degli autori di spy story anche questo libro è firmato con uno pseudonimo. Una curiosità: si parla anche della redazione del nostro giornale....  Pag. 215; costo copertina 15 euro


 Recensione dal BLOG    :             

"L'Insurrezione di Trieste", una recensione
Di Alex Storti (del 04/01/2014 @ 12:01:37, in Trieste, linkato 504 volte)

Un po' spy-story, un po' mockumentary in forma scritta. Ma in definitiva, e nemmeno troppo in controluce, un manifesto politico. Questo è "L'insurrezione di Trieste. Il romanzo", uscito lo scorso novembre per i tipi della milanese Edizioni Punto Rosso. Autore del volume, il celebre Leroy Jethro Gibbs; difficile dire se si tratti di opera scritta a titolo personale o se "dietro" ci sia la marina degli Stati Uniti: nel dubbio, ai lettori la scelta.

Semplice nello stile letterario, lineare nello svolgersi, la vicenda narrata inizia il 18 giugno del 2013, per concludersi tre mesi dopo, in quel 15 settembre che rimarrà per sempre impresso nella memoria (e nella storia) di Trieste, per via della ormai famosa manifestazione commemorativa dell'istituzione del Territorio Libero. E proprio attorno al movimento indipendentista triestino ruota tutta la narrazione, attraverso le vicende di un gruppo di agenti speciali e di spie che, più o meno a distanza, si fronteggiano nel tentativo di boicottare la marcia settembrina -e con essa l'intero progetto di emancipazione- o di impedire, per contro, tale boicottaggio. Italiani, americani, inglesi, francesi: sullo sfondo di una Trieste estiva descritta magnificamente, in mezzo alla varia umanità plurinazionale della città mitteleuropea, si incrociano le gesta, spesso non prive di una certa comicità, di agenti che sembrano usciti dai bestsellers di Le Carré.

La particolarità del romanzo consiste però, come detto, nel fatto che esso non si limita ad ambientare una guerra di spie in un contesto a noi familiare ma frutto di invenzione, al di là della plausibilità storica e geopolitica. No. Decisamente no.

"L'insurrezione di Trieste" è molto di più. È una sorta di guida alle ragioni del nuovo indipendentismo alabardato, fra corsi e ricorsi della storia e strettissima attualità socio-economica: "Esiste un precedente, negli anni settanta per protesta contro gli accordi di Osimo furono raccolte 65.000 firme che poi diedero vita ad un movimento che si presentò alle elezioni. La Lista per Trieste che si fregiava di tre punti qualificanti: zona franca, autonomia, salvaguardia del Carso. Nel loro programma si proponevano di rimediare (nel 1978) agli incolmabili ritardi accumulati e si impegnava per la necessità di una completa riorganizzazione del porto nel senso di una sana conduzione manageriale e promuovere un migliore inserimento di Trieste nella rete dei grandi collegamenti internazionali, aerei e marittimi, con il ripristino di servizi ferroviari e diretti [...] questo programma non fu realizzato. [...] Ora dipende da questo movimento, sono passati altri trent'anni, forse la storia riserverà una seconda occasione a questa città e a questo porto. Certo che la situazione geopolitica è totalmente cambiata. Le forze che abbiamo incastrato ieri sera sono certamente quelle della conservazione più brutale, quelle che vogliono costringere queste terre a rimanere un monumento del passato. Pensate un po' che voglia di innovazione possa avere una città dove i soldi vengono spesi per costruire musei sul porto piuttosto che impiegarli nel lavoro del porto. Prima si fanno i musei? [...] Molte decisioni dipenderanno dalla manifestazione e dalla partecipazione che ci sarà".

"L'insurrezione di Trieste" -da intendersi nel senso di "resurrezione" della capitale emporiale del litorale adriatico- è un romanzo che merita di essere sostenuto, poiché ha il pregio di sollevare il velo sulle tante verità nascoste riguardanti il contrastato rapporto fra nazionalismo italiano, nazionalismo sloveno e Trieste. Il tutto allo scopo di offrire al lettore un regalo prezioso: un'utopia possibile, un non-luogo che esiste là dove la geografia, la storia e la politica si incontrano sul terreno della volontà. Perchè questo è ciò che vuole dirci Leroy Jethro Gibbs: se i triestini lo vorranno, un'altra epoca potrà iniziare, di qui a pochi anni. Una nuova epoca d'oro, fatta di benessere e buon autogoverno, per una città che ha fatto del commercio e della tolleranza, dell'ospitalità e della capacità di relazionarsi con il resto del mondo, i propri tratti distintivi lungo interi secoli, prima che la follia nazionalista ne violentasse l'anima fra Otto e Novecento.

C'è speranza, insomma. E c'è poesia, in quel finale che l'autore tratteggia in poche toccanti righe, nelle quali protagonista ultimo è il molo San Carlo, audacemente proteso nel buio della sera verso il mar Adriatico che, scuro e silenzioso, ma mai nemico, bacia Trieste, abbandonandosi fra le sue braccia.

(A.S.)
  
La citazione:

"Questa è la città che a fianco di una dura contrapposizione tra rossi e neri ha sancito in momenti diversi il successo del partito radicale, della Lista per Trieste, del movimento 5 Stelle di Grillo ed ora si appresta a far rinascere l'indipendentismo locale. Per comprendere il fenomeno possiamo immaginare una altalena che da un lato raggiunge il massimo di confronto ideologico e accende passioni impensabili in altre città della penisola e dall'altro lato della stessa oscillazione raggiunge il massimo di indifferenza alla politica e guarda solo agli interessi concreti ed è capace di percorrere percorsi innovativi altrettanto impensabili in altre città italiane.

Nessuna meraviglia può destare il fatto che si ritrovino nello stesso movimento cittadini e militanti di diverse provenienze. Non c'è nemmeno una presunta triestinità a fare da collante, non esiste una 'razza' triestina, non ho sentito o letto affermazioni in questa direzione. Sanno di essere un punto di incontro tra genti diverse, sanno che i periodi migliori di questo territorio sono quelli legati alla maggior apertura nei confronti degli altri, un vero porto di mare e di terra"
  
"L'insurrezione di Trieste. Il romanzo"
Leroy Jethro Gibbs
Edizioni Punto Rosso, Milano, 2013
214 pagine, 12 Euro

edizioni@puntorosso.it


recensione 13 febbraio 2014

un romanzo "sinottico"
Vittorio Rieser

Una persona che non ha mai letto romanzi di spionaggio recensisce un romanzo di spionaggio scritto da una persona che non ne ha mai scritti prima (anche se ne è un assiduo lettore). Può sembrare una situazione paradossale; ma può anche offrire spunti di verità.
Ho letto il romanzo non perché interessato al genere letterario, ma perché interessato alla situazione triestina di cui parlava - situazione di cui sapevo qualcosa grazie a lavori di inchiesta in cui mi aveva marginalmente coinvolto proprio l'autore del romanzo (non inchieste spionistico-poliziesche, ma politico-sociali!).
La caratteristica che mi ha colpito è lo svolgersi parallelo del romanzo e della realtà. Da quel che so, i romanzi di spionaggio si riferiscono spesso a realtà storiche passate (la seconda guerra mondiale, la guerra fredda) - questo invece si svolge parallelamente a una realtà in atto, seguendola per così dire "in tempo reale". Non a caso "sinottico" è una parola-chiave del romanzo: non solo perché è il soprannome del suo protagonista, ma perché "sinottica" è la struttura del romanzo stesso (il che contribuisce a renderne avvincente la lettura). Proprio per questo il romanzo è, per così dire, incompiuto, producendo un senso di attesa della "prossima puntata"; la quale non dipende dall'autore, ma dagli sviluppi della realtà... Quindi non gli auguriamo (come si fa ritualmente) di diventare un affermato scrittore professionista di spionaggio, ma speriamo che la realtà lo metta in grado di scrivere una nuova puntata - altrimenti dovrà cambiare ancora una volta mestiere (cosa a cui peraltro è abituato...).

Vittorio Rieser


Sociologo, si è sempre occupato di problemi del lavoro e del movimento sindacale

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