giovedì 27 marzo 2014

Prendi, incarta e porta a casa

( la mia recensione letteraria e interpretativa )

Un lucido esperto di politica internazionale, un complesso intrigo anglo-americano, personaggi ben delineati nel loro dilettantismo e faciloneria, un fantasmatico tour in una città crocevia di popoli, affari e personaggi occulti. Questi gli ingredienti che appaiono e scompaiono, come in uno scenario teatrale dove ogni giornata scandisce un atto, nella eccellente spy-story romanzata “L’Insurrezione di Trieste” di Leroy Jethro Gibbs, nonostante qualche licenza artistica nel suo italo-triestino. Trieste, più di altre città di confine tra l’Euramerica e l’Eurasia, è il suggestivo sfondo di una rinnovata guerra di posizione tra potenze vecchie ed attuali, comunque euro-americane. Il Porto e il TLT sono la posta in gioco ed il movimento pericoloso o da strumentalizzare, da un lato per evitare che Trieste si allontani da Roma, e dall’altro che non finisca nell’area eurasiatica (Germania + Russia). L’autore, sebbene attribuisca al vecchio comunista jugo-francese Fouchè fin troppi neuroni rispetto a tutti gli altri personaggi, non fa emergere il suo punto di vista – leggi linea politica - sui destini futuri, ossia sulla “collocazione finale” di Trieste e, quindi dell’Europa. L’incontro tra i due personaggi principali, una spia inglese e Fouchè, vuole simboleggiare, comunque, che l’unica soluzione per una ri-fondazione europea sta nel matching fra due mondi così diversi tra loro, ma tanto necessari l’uno all’altro. Il filo rosso del romanzo è l’amore che Gibbs manifesta per Trieste e la consapevolezza che solo i Fouchè, ossia i ‘foresti’, possono salvarla. D’altra parte, questo ci dice la storia di questa bellissima, tragica ed addormentata città.

Giorgio
Visto che ho fatto bene a richiederti un commento/recensione.
Finalmente anch'io ho compreso il senso del romanzo.
Spero tu ti sia divertito a leggerlo.
Grazie   Gibbs

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