martedì 4 febbraio 2014

a pagina 54 del romanzo

Di questi argomenti discuteva a colazione un piccolo gruppo di imprenditori a New York nel 1922, per risolvere problemi di comune interesse relativi ai trasporti marittimi. Questo appuntamento a colazione si trasformò in un club che quelli imprenditori chiamarono Propeller - Elica per simboleggiare la forza di propulsione della nuova associazione richiamandosi alla sua origine marittima.


Testo dell'invito per l'incontro che si è tenuto a metà gennaio:

Incontro e conviviale del 17.1.2014

Cari Soci ed Amici,
ben ritrovati e buon proseguimento del 2014 a Voi ed alle Vs. Famiglie.

Con la presente ho il piacere d’invitarVi alla prima conviviale del 2014 del nostro Club.
La corsa al “gigantismo navale“, in essere da tempo soprattutto nel settore delle navi full container, attivata dagli Armatori e dalle primarie Compagnie di Navigazione a livello mondiale, ha visto costruite molte più navi rispetto all’esigenza dettata dalla domanda dei mercati e provocando, così, una drammatica riduzione dei noli marittimi e del valore delle navi stesse.

Navi sempre più grandi richiedono infrastrutture, portuali/autostradali/ferroviarie, sempre più grandi e necessità d’investimento correlate, che richiedono l’applicazione di un criterio di “selezione“ di pochi, grandi porti a livello nazionale sui quali concentrare gli investimenti, poco disponibili quelli pubblici ed invece da incentivare quelli privati, per farli diventare dei porti a livello e di competitività internazionale. L’Italia, invece, ha oggi un sistema di “nanismo portuale“ composto da circa 156 porti e nessuno dei quali veramente a livello internazionale tanto che, non solo in Italia ma addirittura nel Mediterraneo, non esistono strutture portuali con capacità di almeno 5 Milioni di teu ed a fronte dei veri “Porti giganti“ a livello mondiale. La politica italiana, ad oggi, non ha voluto attuare il criterio della “selezione“ dei porti attuando invece e dispersivamente gli investimenti “a pioggia“ su tantissimi porti, senza qualificarne veramente nessuno: saprà/vorrà attuare la politica della “selezione“ da ora in avanti?
Altra riflessione che deve essere applicata è quella che, prima di costruire il nuovo, si devono utilizzare al massimo le strutture portuali principali già esistenti e che non sono affatto sature. Quanto precede dovendo tenere in debito conto, oltre a quello economico e sociale, anche l’impatto ambientale per la costruzione di nuove, grandi infrastrutture.
E’, quella che precede, la soluzione oppure lo è la seguente?
Una recente legge approvata negli Stati Uniti d’America ha identificato un tonnellaggio massimo per le navi ammesse a scalare i porti USA “rovesciando“, in tal modo, l’onere di eventuali modifiche di politiche economiche, commerciali e tecniche a carico degli Armatori: certo diverso è il peso politico economico degli USA rispetto all’Europa e, soprattutto, all’ Italia!
Oppure le soluzioni sono ancora altre?

Alle riflessioni/domande che precedono ed a molte altre ancora, che sorgeranno durante l’incontro, risponderà il Prof. Sergio BOLOGNA durante la presentazione del suo libro


“BANCHE E CRISI: dal petrolio al container“



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