mercoledì 30 aprile 2014

GIURASTANTE ... NON E' MANDELA

Questo articolo inedito è stato scritto al 7 settembre 2013, una settimana prima della grande manifestazione del Movimento Trieste Libera del 15 settembre 2013. Circa due mesi dopo, ai primi di dicembre, usciva nelle librerie cittadine il libro "L'insurrezione di Trieste. Il romanzo". Forse è utile fare un passo indietro per comprendere le polemiche dell'oggi e ritrovare motivazioni, voglia di partecipare e di crescere.

Appunti per cercare di comprendere i movimenti e in particolare l'indipendentismo e l'autonomismo triestino. 
Oggi i movimenti di lotta, di protesta e di proposta sono costruiti sulla cooperazione tra singoli con le loro individualità. 

Neanche il movimento del febbraio 2003 contro la guerra in Irak, che dieci anni fa la CNN definì la più grande manifestazione mondiale di tutti i tempi ha prodotto dei leader o peggio dei capi a livello mondiale. 

Lo stesso Papa Francesco I va a scuola dai movimenti e ai giorni nostri non affida più solo alla preghiera dell'Angelus in piazza San Pietro il suo messaggio contro la guerra in Siria ma cerca di mobilitare le coscienze affidando alla rete lo sviluppo delle iniziative di digiuno, veglia e preghiera, senza per altro riuscire ad eguagliare la manifestazione mondiale contro l'intervento militare in Irak che vide in marcia contro la guerra 110 milioni di persone dall'Australia al Canada. 

All'interno della crisi economica neanche i movimenti di protesta più agguerriti come quello greco o gli "indignados" spagnoli , o lo stesso OCCUPY WALL STREET hanno prodotto leader rappresentativi.

Questa premessa è necessaria per capire che non possiamo semplificare o banalizzare movimenti di cittadini riducendo il tutto a personalizzazioni che inevitabilmente finiscono nel "gossip" o nel meccanismo della "macchina del fango ". 

Le riflessioni che Paolo Rumiz ci ha proposto sulle pagine del quotidiano locale a conclusione dei suoi articoli sulla Grande Guerra 14/18 sono un contributo prezioso ad una riflessione comune sulle discutibili certezze di un passato pesante.  

In una situazione di crisi economica e sociale è bene mettere a frutto tutte le idee innovative per non rimanere in una situazione di stallo. 

Le potenzialità del Porto Franco internazionale non sono proprietà privata di una parte politica. Le possibilità vanno seriamente analizzate e sviluppate prima di decidere di ridimensionare Trieste a porto regionale sotto una unica autorità portuale con Monfalcone e Porto Nogaro. Ci sono voluti quasi dieci anni perchè venisse abbandonato il nefasto progetto del super-porto Trieste Monfalcone targato Unicredit. La cronaca di questi giorni conferma le perplessità sui dragaggi a Monfalcone, dragaggi che non sono necessari a Trieste. 
Va segnalata la concorrenza, e non la collaborazione, rappresentata dal progetto del porto off-shore di Venezia. Concorrenza al limite della slealtà quando vengono fatti annunci di nuove rotte dirette tra Venezia e il Far East asiatico citando la portacontainer Corneille che invece  fa regolare rotta su Trieste. Una portacontainer che deve scaricare una parte del carico a Trieste per ridurre il pescaggio altrimenti non riuscirebbe nemmeno ad attraccare a Venezia.
Tutti i vari soggetti che operano dentro e attorno al porto dovrebbero poter mettere a disposizione le loro conoscenze e esperienze per migliorare la situazione assieme a coloro che operano nei trasporti dalla banchina ai destinatari, TIR e treni.

Le reazioni scomposte delle varie forze politiche allo sviluppo del Movimento Trieste Libera segnalano una seria difficoltà a risolvere i problemi. La Marcia sul Porto Vecchio voluta dal sindaco Cosolini e il portone fatto trovare chiuso dalla presidente dell'Autorità Portuale segnalano la situazione di blocco delle forze politiche e probabilmente la data di nascita reale di Trieste Libera. 

Liquidare la questione del TLT dichiarando che ormai troppi anni sono trascorsi mentre in queste settimane i governi di Gran Bretagna e Spagna si confrontano aspramente sul patto di Gibilterra che risale al 1700, mi sembra supponenza immeritata. Pensare di liquidare questo movimento  come protesta egoista anti tasse e anti Equitalia sottovaluta la questione fiscale. La centralità della questione fiscale è testimoniata ad esempio dalla guerra d'indipendenza americana iniziata dalla protesta di Boston contro l'aumento della tassa sul the pretesa dagli inglesi, oppure dall'esperienza del " bilancio partecipato" di Porto Alegre rappresentativo di tutte le richieste di controllo dal basso sulle scelte di spesa. 

Guardo con interesse e curiosità alla manifestazione della prossima domenica di Trieste Libera che ha il merito di sparigliare le carte e innovare il dibattito cittadino se i triestini sapranno cogliere l'occasione.                                            
Leroj Jethro Gibbs

7 settembre 2013



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